NONCONFORME

Berceto, agosto 2017

Mi sono proposta di presentare la mostra di Arnaldo Dini non tanto per parlare della pittura di mio padre, poiché la critica d’arte non è il mio campo, quanto più per raccontarvi come è nata l’idea di questa esposizione e per portare alcune riflessioni che forse possono aiutarvi ad apprezzare meglio quello che vedrete. Sono cresciuta in mezzo a questi quadri e mi è sempre piaciuto allestire e smontare le mostre. E’ come preparare uno spettacolo con l’unica differenza che gli attori, che in questo caso sono i quadri, stanno fermi e parlano da lì a chi li vuole ascoltare. Io credo che l’arte, in generale, sia una risorsa per rigenerare il proprio spirito, non solo per chi la crea, ma anche per chi la guarda, chi ne usufruisce. A volte sono solo attimi o poche decine di minuti (il tempo di vedere un’esposizione, uno spettacolo, ascoltare una poesia) ma sono importanti momenti di riconnessione con la propria creatività e la propria libertà. Io trovo ammirevole che un piccolo paese come Berceto abbia cinque mostre di pittura in contemporanea. Mi sento di ringraziare gli artisti che hanno ancora voglia di creare e di condividere le loro opere, gli abitanti del paese che mettono a disposizione i locali e il Comune che in diversi modi sostiene queste iniziative. Da alcuni anni la preparazione delle mostre di Arnaldo Dini è un lavoro di squadra e l’intento non è solo quello di esibire i quadri, ma è anche quello di invitare chi guarda ad una nuova chiave di lettura, suggerire un modo per fruire di quest’arte con lo scopo di arricchirsi interiormente. L’esposizione “Nonconforme” nasce dall’idea di mostrare alcune delle opere che fanno parte della ricerca artistica di Arnaldo Dini ma che non sono state esposte in altre mostre perché si è scelto di lasciare spazio ad opere che sono più rappresentative dello stile e del percorso dell’artista, secondo dei criteri di coerenza logica e cronologica. Questa volta abbiamo scelto di partire da ciò che normalmente non esponiamo, consapevoli del significato metaforico che questo include, ovvero la suggestione di un incontro di ciascuno con ciò che normalmente ritiene fuori dalla propria identificazione. “Nonconforme” è un titolo che ci è sembrato adatto a contenere insieme diversi piani di approccio alla mostra. Di per sé è già un termine che crea scomodità e ci mette di fronte a delle domande: Chi o che cosa è non conforme? Secondo quali criteri? Come reagisco a ciò che non mi si conforma? Con la distanza? Con l’accoglienza? Se mi viene chiesto di conformarmi, cosa scelgo? Quale prezzo sono disposto a pagare per conformarmi o, viceversa, non conformarmi? Chiaramente ci si può riferire a qualsiasi ambito: l’esteriorità, il comportamento, il modo di pensare, sia di noi come individui, sia come gruppi, all’interno della società. Queste domande, che in realtà appartengono al nostro vissuto quotidiano, ci permettono di avvicinarci ai dipinti insoliti di questa mostra ma anche a quei soggetti
che a prima vista ci sembrano comuni e chiederci se davvero sono conformi. Il termine “Non-con-forme” applicato alla pittura di Dini offre anche un’altra chiave di lettura, questa volta più legata all’analisi dello stile dell’artista. La pittura di Dini è caratterizzata dal filamento e dal colore; è una pittura in un certo senso figurativa ma molto particolare in quanto i volti, i paesaggi, le maternità, gli animali vengono raffigurati dallo svilupparsi di linee filiformi e piani di colore. La rappresentazione delle forme tridimensionali e piene viene superata senza che questo porti alla perdita della definizione dei personaggi e della connotazione dei loro stati d’animo. Per essere precisi bisogna ricordare che il percorso artistico di Arnaldo Dini in realtà è molto lungo e attraversa varie fasi: la fase iniziale della pittura sulle pietre vere e proprie; la fase figurativa e dei grandi affreschi; la fase che ha come soggetto la pietrificazione dell’umanità, seguita poi dalla rigenerazione del filo dalle pietre, e quindi dalla pittura col filamento; fino ad arrivare ad una ricerca che tocca anche l’astrazione e la sperimentazione tra pittura e scultura. Si possono trovare approfondimenti riguardo a questo percorso articolato sui cataloghi delle diverse mostre. Sempre per parlare dell’ambito pittorico, questo titolo rispecchia anche l’atteggiamento con cui Arnaldo Dini si è posto nel suo mestiere: la pittura è sempre stata lo strumento per dar voce alla sua visione personale del mondo, sia quando nei quadri degli anni ’70, dai colori cupi e dalle scene forti, esprime l’angoscia rispetto alle conseguenze delle guerre e delle bombe atomiche, sia quando ritrae i volti umani, le donne, le madri con i loro intensi e complessi sentimenti, sia quando si pone di fronte ai temi della spiritualità e cerca di incontrarli nel modo più semplicemente umano possibile al di là di ogni retorica. Alla fine cosa troverete in questa mostra? Troverete quadri eterogenei per età e per contenuto, quadri con soggetti non convenzionali e quadri con soggetti comuni ma in cui il pittore ha colto ciò che non era conforme e per tanto lo ha ritenuto degno di essere dipinto.

Raffaella Simonetti

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